Un nuovo modo di pensare ai prebiotici: l’importanza dei polifenoli nel benessere del microbioma

Negli ultimi venti anni è cresciuto l’interesse verso la flora intestinale. Il microbiota, l’insieme delle popolazioni microbiche che popolano mucose ed epiteli, ha dimostrato di essere importante per il mantenimento della funzionalità dell’organismo. Le specie presenti sono batteri, funghi, archei, virus e protozoi, svolgono azioni di mantenimento dell’integrità cellulare, supporto al sistema immunitario e hanno un ruolo nella sintesi di vitamine a livello intestinale.

Dalla difesa della cute da parte dei batteri residenti alla resistenza ai regimi dietetici, le specie microbiche hanno dimostrato di poter influenzare anche negativamente la salute umana.

Una particolare attenzione è rivolta ai colonizzatori intestinali che costituiscono oltre il 70% del microbiota totale e sono rappresentati da 100 trilioni di microbi. La loro azione condiziona stati infiammatori e trofismo locale, ma influisce anche sulla produzione di molecole che, assorbite dall’intestino, entrano nella circolazione sistemica e posso avere azioni farmacologiche o tossiche.

Una review pubblicata su Nutrients ha evidenziato quali ricerche sono state condotte recentemente sui polifenoli e come questi possano influenzare la flora intestinale.

I polifenoli, diversificati in varie classi chimiche, sono fra i più abbondanti metaboliti secondari delle piante, nelle quali rivestono diverse funzioni, dalla difesa alla colorazione di fiori e frutti. Attraverso l’alimentazione e l’integrazione possono agire sul microbioma aumentando le specie che concorrono a mantenere un buono stato di salute e diminuendo quelle invece responsabili della sintesi di molecole proinfiammatorie. I polifenoli hanno cioè una funzione prebiotica: sono sfruttate dai batteri come substrato alimentare per la sintesi di carboidrati e subiscono, da parte degli enzimi microbici, trasformazioni metaboliche. Degna d’interesse è perciò la reciproca relazione polifenoli/microbioma che permette di formare specie fitochimiche più facilmente assorbibili rispetto ai loro precursori.

Prendendo in esame gli studi in vitro, sull’animale e sull’uomo, la review mette in luce come il microbioma sia complesso da studiare e dinamico: cambia da individuo a individuo e dipende dall’alimentazione, dallo stato di salute generale, dall’uso di farmaci o da stati pregressi, come ad esempio l’allattamento al seno o la nascita attraverso parto cesareo. Anche i fattori esogeni, come l’inquinamento o l’ambiente di vita e lavoro, possono influire. Nei casi in cui prevalgano le specie svantaggiose si può assistere a fenomeni di disbiosi in cui predomina l’infiammazione intestinale.

Tuttavia, sono varie le condizioni che ormai si associano alla disbiosi intestinale. I microrganismi sono infatti capaci di condizionare gli interventi contro diabete, obesità e sindrome metabolica, portando al loro insuccesso.

Appare quindi evidente come i polifenoli prebiotici possano esercitare indirettamente una funzione sullo stato di salute indipendente da quelle di antiossidanti e antinfiammatori già esercitate dalle molecole che vengono assorbite dall’organismo.

Alla prova pratica, i polifenoli hanno dimostrato di influire sulla crescita e l’insediamento delle famiglie batteriche probiotiche come Bifidobacteriaceae e Lactobacillaceae e di ridurre il numero di batteri patogeni come Escherichia coli, Clostridium perfringens e Helicobacter pylori.

In vivo, sull’animale e sull’uomo, hanno evidenziato un miglioramento dello stato generale con diminuzione del peso, miglior controllo della glicemia, riduzione dei livelli sierici di colesterolo e trigliceridi totali.

Polifenoli importanti si possono trovare nei frutti rossi, nelle bacche, nella frutta secca o nell’uva. Questi ultimi hanno indotto una significativa stimolazione dei generi Lactobacillus e Bifidobacterium.

Attivi anche i polifenoli del tè che concorrono a mantenere lo stato redox intestinale e a favorire processi implicati con il metabolismo di carboidrati e grassi.

Per la loro eterogeneità, le interazioni delle popolazioni batteriche con i polifenoli è ancora un campo di ricerca poco chiaro ma sempre più rilevante si fa la comprensione delle interazioni fra la popolazione intestinale e l’apporto di nutrienti e fitochimici. La possibilità anche con l’integrazione con nutraceutici di favorire uno sviluppo armonico delle specie batteriche può infatti influire sulla qualità della vita o su patologie specifiche.

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