Sin dall’inizio della pandemia di COVID-19, l’attenzione degli esperti sanitari mondiali si è focalizzata sulla ricerca di molecole dall’attività farmacologica che potessero essere utili nel contrastare le più gravi conseguenze causate dal virus: l’infiammazione diffusa e l’attivazione non regolata del sistema immunitario che causa la tempesta di citochine, un’anomala e massiccia produzione dei fattori antinfiammatori dell’organismo che sono alla base del danno agli organi.
Già nel 2020, all’inizio della pandemia, abbiamo cercato di fare il punto con un articolo sul nostro sito, diffuso anche attraverso i social, sulle ricerche e sulle evidenze che vedevano fra le molecole di possibile utilità la polidatina, grazie alla sua attività antinfiammatoria diffusa.
La malattia si è distinta, infatti, coma causa di una grave forma di polmonite associata a un forte infiammazione che causa danni alle vie aeree, sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) e, successivamente, insufficienza in altri organi il cui esito può essere fatale o altamente debilitante per il guarito.

Con l’arrivo della vaccinazione il numero dei morti è drasticamente diminuito e, anche se la vaccinazione non difende dalla possibilità di contrarre l’infezione, le evidenze scientifiche dimostrano che il vaccinato affronta molto meglio la malattia, può avere sintomi lievi o non avere affatto sintomi e quindi non essere costretto al ricovero in ospedale, può diffondere in minor misura l’infezione.
L’importanza quindi di una campagna vaccinale estesa, che non sia rivolta solo ai soggetti fragili ma che possa garantire alla maggior parte della popolazione una difesa contro le possibili gravi conseguenze della COVID-19, è in questo momento l’arma migliore che abbiamo per difendere noi stessi, chi ci circonda e cercare di evitare l’insorgenza di varianti del virus che potrebbero destare ulteriori preoccupazioni.
Accanto all’aggiornamento dei vaccini disponibili, continua però anche la ricerca di farmaci che siano capaci di trattare più efficacemente la malattia fin dall’esordio per diminuire la gravità, e di molecole che possano offrire una difesa ulteriore al contagio.
In uno studio in vitro pubblicato su Nature, il Resveratrolo è risultato efficace sulle cellule infettate dal coronavirus causa del MERS (Sindrome Respiratoria medio-orientale). In base ai risultati ottenuti e alle proprietà già note del Resveratrolo, la prestigiosa rivista scientifica già nel 2020 lo ha indicato come unica possibile opzione di origine naturale da testare per la prevenzione e il trattamento del Coronavirus responsabile di COVID-19.

In questi lunghi mesi d’emergenza sanitaria, gruppi di studio in tutto il mondo hanno cercato di verificare per la polidatina e il resveratrolo una capacità antivirale, una possibile attività di supporto contro l’infiammazione diffusa e contro la long COVID, il perdurare di disturbi di varia natura, anche invalidanti, che colpisce un paziente su quattro che si è ammalato di COVID-19.
È bene quindi rivedere quali sono fino a qui le conoscenze acquisite.
COS’È LA POLIDATINA
La polidatina, precursore naturale del resveratrolo, è una molecola solubile e altamente disponibile per l’assorbimento nell’organismo. Presente in molti vegetali comunemente disponibili come uva, mirtilli, lamponi, arachidi si ritrova in notevole quantità nelle radici di Polygonum cuspidatum, pianta nativa del Giappone e della Cina e ormai ampiamente diffusa anche in Europa e Nord America, usate per ottenere gli estratti usati nei nutraceutici.
La polidatina, come mostrano numerose evidenze di laboratorio, agisce modulando l’espressione delle citochine infiammatorie, bloccando il rilascio di fattori pro-infiammatori e aumentando la sintesi di fattori antinfiammatori. La sua proprietà antiossidante e di promozione delle molecole antiossidanti dell’organismo permette una pronta risposta alla formazione di radicali liberi capaci di danneggiare le cellule.
POLIDATINA E COVID-19
Per la sua capacità di modulare i fattori dell’infiammazione, il resveratrolo glucoside è stato studiato come molecola in grado di aiutare l’organismo ad affrontare l’infezione da coronavirus. La polidatina sembrerebbe perciò una potenziale candidata potenzialmente in grado di ridurre il rischio di conseguenze gravi dell’infezione, riducendo i sintomi sull’apparto respiratorio e diminuendo con la coagulazione intravascolare disseminata – la formazione anomala di trombi nei vasi – che causa danni agli organi.
Studi in silico sono stati condotti per identificare un possibile meccanismo in grado di bloccare l’infezione delle cellule da parte del coronavirus. I risultati, pubblicati su Biomolecules e discussi anche durante il X Congresso Internazionale ARTOI (Associazione per la ricerca di terapie oncologiche integrate) hanno evidenziato che la molecola della polidatina ha le caratteristiche strutturali adatte a interporsi fra la proteina Spike del virus e il suo punto d’attacco sulla cellula, la proteina ACE2.
L’effetto prodotto è stato descritto dai ricercatori come maschera biologica: la polidatina, infatti, farebbe da barriera alla possibilità del virus di legarsi al suo bersaglio e quindi di infettare la cellula.

Uno studio di recente pubblicazione su Frontiers in Bioscience ha poi indagato l’effettiva capacità del Polygonum cuspidatum nell’inibire la replicazione virale di SARS-COV-2. Lo studio in vitro, che si è avvalso anche della simulazione al computer, ha riscontrato che la polidatina e il resveratrolo hanno una azione selettiva nell’inibire la replicazione del SARS-CoV2 nelle cellule infettate. L’attività antivirale sarebbe legata alla capacità delle due molecole di inibire degli enzimi indispensabili al virus per la sua replicazione.
Secondo l’OMS poi, un’alimentazione adeguata e una dieta equilibrata sono fondamentali per mantenere lo stato di salute e avere un sistema immunitario più forte per ridurre il rischio di malattie croniche e infettive. L’intervento e la terapia nutrizionale con alimenti ricchi di polifenoli possono quindi essere considerati parte integrante dell’approccio al paziente vittima dell’infezione da COVID-19, ma anche un valido aiuto per difendersi dall’infezione, come risultato anche dagli studi comunicati durante il X Congresso Internazionale ARTOI ( Associazione Ricerca Terapie Oncologiche Integrate) nella sessione dedicata dal titolo Integrative Medicine and Covid-19: Natural and polyphenolic substances with anti-spike activity – preventive integrated clinical approach.
L’approccio attraverso l’integrazione con Polidatina è stato quello seguito nella Residenza Sanitaria Assistenziale Giardino St. Lucia di Massa lombarda da parte del prof. Giorgio Noera.
Dovendo difendere i propri degenti fragili dalla malattia e volendo scongiurare l’insorgenza di focolai, in associazione alle norme dettate dai decreti governativi per far fronte all’emergenza sanitaria, la struttura assistenziale ha associato l’alimentazione degli ospiti dell’RSA e del personale sanitario con un estratto brevettato prodotto dall’azienda Sherman Tree Nutraceuticals. I risultati della ricerca condotta da marzo 2020 a marzo 2021 sono stati riassunti in un lavoro vincitore della sessione poster del X Congresso Internazionale ARTOI. Diversamente da altre RSA che hanno dovuto combattere il contagio da SARS-CoV-2, il Giardino St. Lucia non ha avuto, nel periodo considerato, nessun contagio da COVID-19 negli ospiti e nel personale sanitario (36 soggetti). In aggiunta, il consumo di antibiotici e antinfiammatori è diminuito nella struttura rispetto all’anno precedente.
“Abbiamo da subito adottato la polidatina come modulatore dell’infiammazione, non come soppressore e ha funzionato perfettamente” ha dichiarato Noera nell’esporre al recente congresso ARTOI i risultati nella RSA da lui diretta, “nella piccola comunità di anziani molto fragili e nel pieno dell’emergenza abbiamo cercato soluzioni che potessero proteggere gli ospiti e gli operatori sanitari”. Ha poi aggiunto: “Il primo intervento è stato creare un sistema logistico, il secondo utilizzare un sistema di immuno-modulazione. L’analisi retrospettiva rispetto al 2019 ha permesso di osservare un risparmio nel consumo di antibiotici, steroidi, antipiretici. La campagna di prevenzione con polidatina ha creato un nucleo più sano in un periodo drammatico”.
I dati esposti dal dottor Noera sono stati salutati con interesse ed entusiasmo anche da parte del dottor Giampietro Ravagnan, Presidente Comitato Scientifico ARTOI: “L’esperienza di Noera apre nuove possibilità di sviluppo”, ha affermato e anche se i dati ottenuti vanno presi con prudenza, sono la base per indagini più estese sull’uso di Polidatina orosolubile anche per integrare gli interventi farmacologici in altre patologie legate agli stati infiammatori.
Come già accennato infatti, una nuova emergenza sanitaria è costituita da Long COVID e dalle sue manifestazioni debilitanti. La long COVID si presenta infatti con sintomi molto diversi che possono causare stanchezza, tosse persistente, diarrea e disturbi intestinali ma anche causare disturbi neurologici come perdita della concentrazione, difficoltà di memoria, disturbi del sonno.
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La possibilità di ridurre i fenomeni microinfiammatori responsabili del long COVID con molecole come la polidina è un’arma in più nelle mani dei medici per trattare il paziente e cercare di minimizzare gli effetti postumi dell’infezione. Non è poi da sottovalutare l’importanza dell’integrazione in aggiunta alle terapie convenzionali nei pazienti estremamente fragili come i pazienti oncologici, la cui validità si evidenzia dai dati raccolti e comunicati da ARTOI.
Ci sono così almeno tre meccanismi attraverso i quali la polidatina potrebbe aiutare nell’affrontare l’infezione secondo le evidenze preliminari di laboratorio da confermare con studi clinici che ripropongano l’esperienza del Giardino st. Lucia su larga scala ed in maniera randomizzata: in modo indiretto potenziando il sistema immunitario, anche con la sua azione sulla flora batterica intestinale e modulando i fenomeni di infiammazione diffusa, e in modo diretto agendo sul virus sia sulla sua capacità di infettare le cellule che sulla sua capacità di replicazione.
Altri approfondimenti e studi sono necessari per confermare la validità dell’uso della polidatina nell’emergenza COVID-19, ma sempre più evidenze sembrano mettere in luce il ruolo dei polifenoli come integratori dell’alimentazione per ottenere un efficace aiuto nel proteggere l’organismo dall’eccesso di stress ossidativo come quello causato dall’infezione da coronavirus, e per mantenere lo stato di salute ideale per un corretto funzionamento del sistema immunitario.
FONTI:
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