L’esperienza con COVID-19 mostra il contributo dei composti fenolici nel mantenere la salute del microbiota intestinale

Composti fenolici utili nella salute del microbiota

Nel recupero dei pazienti colpiti da COVID-19, la National Health Committee cinese, già nelle prime fasi della pandemia, ha raccomandato la supplementazione con prebiotici e probiotici per ristabilire la normalità della flora batterica intestinale.

Sebbene le manifestazioni polmonari siano le più evidenti nell’infezione da SARS-CoV-2, c’è anche un riscontro del coinvolgimento gastrointestinale, a volte in modo severo, fra chi sviluppa i sintomi della malattia. Circa il 50% dei pazienti può infatti mostrare problemi intestinali, con il 17% che mostra episodi diarroici.

Una possibile integrazione alimentare può venire dall’uso dei composti fenolici che si distinguono per la loro attività antivirale, per la capacità di modulare la risposta infiammatoria e di inibire i processi che portano alla tempesta di citochine, caratteristica delle manifestazioni più violente del SARS-CoV-2. Molecole come polidatina, resveratrolo, epicallocatechingallato(EGCG), curcumina, quercetina e rutina sono state esaminate per teorizzare un approccio nutrizionale da affiancare alla terapia farmacologica contro COVID-19.

Per comprenderne quindi la possibile utilità dei fenoli e porre le basi per ricerche cliniche mirate, uno studio pubblicato sul Journal of Nutritional Biochemistry mettere in luce non solo la possibilità di limitare i danni del virus alle cellule dell’apparato digerente ma anche di poter, attraverso la modulazione dell’infiammazione e del microbiota, influire sulle manifestazioni del SARS-CoV-2 nel sistema respiratorio. Ciò che si sta apprendendo attraverso l’esperienza della pandemia può però andare al di là del caso specifico e offrire informazioni su altre infezioni virali e sul miglioramento della risposta del sistema immunitario.

L’utilità dei composti fenolici, che possono essere ritrovati in molti alimenti e integratori, è infatti ancora oggetto di dibattito a causa della scarsa biodisponibilità, del loro rapido metabolismo dopo l’assunzione ed eliminazione. Tuttavia, si possono mostrare utili per la loro capacità di agire localmente sulla popolazione batterica e influire perciò indirettamente anche sull’infiammazione sostenuta da virus.

La flora batterica dell’intestino crasso ha infatti un importante ruolo nel metabolismo presistemico dei composti fenolici, portando a metaboliti attivi che son di più facile assorbimento intestinale. Ad esempio, il microbiota intestinale umano svolge un ruolo nella variazione interindividuale della biodisponibilità del resveratrolo e ceppi come Slackia equolifaciens sp. e Adlercreutzia equolifaciens sp. sono stati identificati come produttori di diidroresveratrolo. Il microbiota, quindi, è capace di usare i composti fenolici come precursori di molecole attive, che si configurano quindi come post-biotici: sostanze attive e benefiche per l’organismo prodotte dall’attività microbica. Nel caso dei composti fenolici, le specie che si formano contribuiscono all’attività antiossidante e antinfiammatoria, utile nel trattamento di COVID-19.

Dall’altra parte, i fenoli possono rimodellare il microbiota intestinale con un effetto simile a quello prebiotico, modulandone la composizione a favore di specie batteriche più utili nel contrastare le infezioni virali e che sembrano essere legate all’asse intestino-polmoni.

Il resveratrolo e alcuni oligomeri di resveratrolo hanno ad esempio dimostrato di alleviare la diarrea indotta da rotavirus in modelli animali, interferendo con i trasportatori di membrana. 

Secondo una recente revisione, diversi alimenti ricchi di composti fenolici come la curcumina, il resveratrolo, le proantocianidine polimeriche, il vino rosso dealcolizzato e il tè verde, riducono il rapporto fecale delle specie Firmicutes/Bacteroides.

Favorendo i Bacteroides potrebbero contribuire a combattere l’infezione da SARS-CoV-2 ostacolando l’ingresso del virus attraverso ACE2. I Bacteroides sembrano infatti capaci di diminuire l’espressione cellulare della proteina ACE2, sito di attacco del virus del COVID-19 nell’organismo, e altamente espresse nelle cellule epiteliali gastrointestinali.

In aggiunta, lo studio ha ritrovato come prove in vitro, i modelli animali e gli studi clinici forniscono indizi di come i tannini idrolizzabili e condensati, possono esercitare effetti simil-prebiotici promuovendo la crescita di lattobacilli e bifidobatteri che svolgono un ruolo chiave nella regolazione risposte immunitarie locali e sistemiche. I polifenoli promuovono perciò a livello intestinale la crescita di una flora batterica implicata positivamente nella risposata immunitaria.

I meccanismi alla base dell’effetto prebiotico dei composti fenolici non sono stati finora completamente chiariti, sebbene si suggerisca che le frazioni zuccherine possano fungere da fonte di energia o che alcuni effetti antimicrobici selettivi siano correlati alla capacità di legare i metalli, sottraendoli così all’uso da parte dei batteri, inibendo l’adesione o promuovendo l’inattivazione delle proteine ​​di membrana. Il rimodellamento del microbiota influisce poi con la produzione di acidi grassi a catena corta che, una volta assorbiti, sono attivi nel diminuire l’espressione delle citochine pro-infiammatorie e migliorano la risposta immunitaria. Proprio questo meccanismo potrebbe essere importante nel contrastare la tempesta citochinica correlata a SARS-CoV-2, ma si può mostrare utile anche in altri casi in cui vi è una risposta così forte da parte del sistema immunitario.

Pertanto, la modulazione dietetica del microbiota intestinale potrebbe essere una via promettente per il trattamento dell’infezione da COVID-19 e svolgere  probabilmente un ruolo chiave negli effetti dei composti fenolici contro l’infezione da SARS-CoV-2. Ulteriori evidenze rafforzerebbero le conoscenze sull’asse intestino-polmone, una interazione a due vie in cui l’omeostasi immunitaria del polmone può essere influenzate dai metaboliti del microbiota intestinale e viceversa. Grazie alla loro sicurezza e tollerabilità, i composti fenolici potrebbero quindi assumere sempre maggiore importanza nel trattamento delle patologie croniche.

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