Le terapie oncologiche integrate: un percorso condiviso medico-paziente nel X congresso internazionale ARTOI

Con cure per il cancro sempre più efficaci che hanno aumentato la quota dei malati che può trattare efficacemente la malattia, l’attenzione dei pazienti si è spostata verso la ricerca di una migliore qualità di vita durante le terapie e di un cambiamento nelle abitudini per affrontare serenamente e consapevolmente il post trattamento.

Il ricorso alle terapie alternative da parte dei pazienti è sempre maggiore, ma spesso tenuto segreto al medico curante per paura di un giudizio negativo o per scarsa fiducia nell’operatore. Escludere però i sanitari da queste informazioni è un rischio per il paziente stesso che, male o poco informato, potrebbe invece interferire negativamente con il trattamento oncologico tradizionale. È quindi necessario accrescere anche le conoscenze degli specialisti perché sappiano rispondere alle richieste e ai dubbi dei pazienti. In particolare, è importante che gli operatori sanitari dispongano delle evidenze dell’uso della terapia integrata e che siano informati e sappiano indirizzare verso prodotti sicuri di cui è conosciuta l’interazione integratore-farmaco e/o farmaco-fitoterapico. Ciò è fondamentale laddove i pazienti hanno acceso a una mole di informazioni su terapie alternative non convenzionali in un settore che spesso non è a sufficienza regolamentato. Non meno importante è la conoscenza dei dosaggi adatti ad ogni esigenza.

In Italia l’Associazione per la Ricerca sulle Terapie Oncologiche IntegrativeARTOI, fondata nel 2012 per approfondire lo studio, la ricerca e l’applicazione dei trattamenti oncologici attraverso l’uso integrato di molteplici opzioni terapeutiche svolge anche un ruolo di disseminazione delle nuove conoscenze ed evidenze grazie all’organizzazione di iniziative e congressi internazionali, punto di incontro e riflessione per esperti mondiali. Dal 12 al 14 novembre si terrà a Roma il decimo congresso internazionale sull’oncologia integrata, di cui Sherman Tree Nutraceuticals è main partner, promosso proprio da ARTOI e che permetterà il confronto e l’incontro con esperti del settore.

L’oncologia integrata si riferisce a un approccio centrato sul paziente, basato sull’evidenza, come parte di cure di supporto e palliative. Può infatti intervenire efficacemente su alcuni espetti critici dei trattamenti ufficiali per il cancro come affaticamento, diminuzione dell’appetito, dolore e insonnia.

L’approccio integrato comprende diverse possibilità di intervento come agopuntura e digitopressione, le terapie mente-corpo, la consulenza nutrizionale e la fitoterapia. Proprio il ricorso a quest’ultima è cresciuto e, negli Stati Uniti, la terapia integrata prevede consulenze sulla nutrizione (91,1%), uso di integratori alimentari (84,4%) ed erbe (66,7%). Lo sviluppo del cancro e la sua progressione è infatti multifattoriale ma può essere influenzata da fattori ambientali come l’alimentazione, lo stile di vita e il microambiente tumorale. Intervenire anche su questi fattori è altrettanto importante quanto l’intervento tempestivo sul tumore.

É sempre più importante quindi che gli operatori sanitari, personale medico, infermieristico e farmacisti, si avvicinino alle terapie oncologiche integrate per affrontare, insieme al paziente, la malattia e continuare a essere una guida nella quale riporre la propria fiducia.

La scelta delle cure da accompagnare al trattamento chirurgico, alla radio o alla chemioterapia è fatta quindi dal medico con il paziente, che viene coinvolto attivamente nelle scelte riguardanti la propria salute e che ha a disposizione un percorso terapeutico ritagliato sulle proprie esigenze. Le terapie oncologiche integrate iniziano quindi a rientrare anche in protocolli ufficiali, accompagnando il modo olistico con cui sta cambiando l’oncologia.

Questo modello di cura è stato esaminato in un numero crescente di pubblicazioni e linee guida di ricerca, dimostrando l’evidenza dell’efficacia e della sicurezza dei trattamenti. L’intervento sulla qualità della vita del paziente sembra essere fondamentale anche negli studi che hanno preso in esame la sopravvivenza a tre anni dall’inizio della cura.

Ad oggi non c’è un modello unico da seguire per mettere a disposizione la terapia integrata al paziente. I vari Paesi e aree continentali hanno infatti relazioni diverse con questo tipo di terapia: si va da una sempre maggiore diffusione negli Stati Uniti e in Europa a una minore nei territori che sono stati sotto l’influenza del Commonwealth, compresa la Gran Bretagna.

Il vantaggio però di essere seguiti da specialisti informati è evidente nella scelta da parte del medico di prodotti naturali dalla sicurezza ed efficacia garantita, nel dosaggio più appropriato.

La possibilità da parte del paziente di co-definire gli obiettivi del trattamento con il medico, poter con lui approcciare il discorso sulla sicurezza e sulla modalità d’uso dell’integrazione, sentirsi parte del processo decisionale sembra anche incidere con un maggior tasso di adesione al regime terapeutico convenzionale e un minor ricorso agli analgesici non oppioidi, dimostrando come un sistema che mette al centro il paziente nella sua totalità e non solo la sua malattia permette di affrontare meglio le terapie.

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