L’incidenza delle patologie tumorali e l’invasività delle cure salvavita richiedono sempre più spesso di ricercare nella terapia integrata combinazioni che possano migliorare la qualità di vita del paziente, ad esempio diminuendo gli effetti collaterali, o richiedere dosaggi inferiori di farmaci grazie alla chemio sensibilizzazione.
Nella Medicina Tradizionale Cinese diversi alimenti usati come farmaci attirano l’attenzione per la loro potenzialità dovute alle proprietà immunomodulanti e antitumorali fino a pensare alla possibilità di coltivare specie arricchite che si avvalgano di diversi metaboliti attivi.
Un articolo pubblicato su Nutrients ha preso in esame la letteratura sulla potenziale combinazione di Astragalo, pianta erbacea di origine orientale, e il fungo Shiitake (Lentinula edodes) fra i funghi più consumati al mondo. Entrambe le piante hanno mostrato infatti, sia in vivo che in vitro, di ridurre i processi infiammatori che accompagnano le manifestazioni tumorali ma anche di agire in modo diretto sulla proliferazione delle cellule tumorali e sui processi apoptotici.
Shiitake ha dimostrato di avere proprietà utili alla medicina integrata, e l’elevata biodisponibilità dei suoi β-glucani lo hanno reso molto popolare. Fra i suoi polisaccaridi, il lentinano ha una struttura ramificata che sembra essere particolarmente efficace come antitumorale. Con la sua conformazione a tripla elica, ha una azione nella stimolazione del sistema immunitario che risponde più prontamente alla presenza delle cellule cancerose.
Shiitake in combinazione con Agaricus bisporus ha dimostrato una maggiore attività nel cancro prostatico. Così come la sua associazione a Maitake (Grifola frondosa ) ha mostrato negli studi sull’animale di aumentare l’attività dei fagociti, di causare maggiore attività delle cellule NK e un aumento dei livelli sierici di citochine proinfiammatorie IL-6, IL-12 e IFN-γ. La combinazione di Shiitake con Agaricus e Maitake, insieme a Reishi, vitamina C da acerola e polidatina da Polygonum cuspidatum si ritrova, ad esempio, in MicoDefense formulato per stimolare l’attività del sistema immunitario.
L’astragalo (Astragalus membranaceus) è ricco di sostanze bioattive, inclusi polisaccaridi, flavonoidi e glicosidi triterpenici. I polisaccaridi di astragalo hanno dimostrato in vitro di avere effetti antiproliferativi delle cellule tumorali, di inibire la transizione delle cellule epiteliali in mesenchimali, che possono promuovere l’angiogenesi tumorale e avere carattere metastatico. Oltre ai polisaccaridi però, anche le saponine sono capaci di attivare percorsi pro-apoptotici delle cellule tumorali e l’astragaloside IV sopprime in vitro la crescita di linee cellulari tumorali del cancro del polmone e del cancro al seno e riduce la vitalità delle cellule tumorali nel carcinoma epatocellulare e nel cancro gastrico. Fra le potenzialità di questa saponina vi è poi quella di essere chemiosensibilizzante e di intervenire nella resistenza ai farmaci. Anche i flavonoidi migliorano la risposta antitumorale grazie all’attività di inibizione sulla proliferazione cellulare, l’azione anti-angiogenica e di prevenzione dell’invasione tumorale.
La possibilità poi che la combinazione di fitocomplessi possa fronteggiare alcuni degli effetti collaterali della chemioterapia come nausea, vomito e affaticamento la rende interessante per il miglioramento della vita dei pazienti. Inoltre, l’opportunità di sensibilizzare le cellule tumorali alla chemioterapia, e quindi di diminuire il dosaggio di farmaci e i loro effetti collaterali, ha portato a pensare alla possibilità di coltivare Shiitake su letti di coltivazione contenenti astragalo in modo da poter ottenere funghi arricchiti con fitochimici provenienti dalla pianta erbacea. Le prove effettuate hanno condotto all’analisi metabolomica dei funghi così coltivati e a verificare che è possibile trasferire dei metaboliti di astragalo nello Shiitake. Questo però non significa che i metaboliti trasferiti abbiano attività terapeutica, tuttavia, questo tipo di studi, lascia aperta la possibilità di indagare in modo più approfondito se e come sia possibile ottenere fitocomplessi arricchiti che condividano proprietà medicinali diverse e con diversa biodisponibilità rispetto alla specie d’origine.