L’azione dei funghi della medicina tradizionale orientale

Si stima che le specie fungine sulla terra siano molte di più delle circa 14.000 fin ora identificate.  Di queste, 7000 sono le specie commestibili e 2000 quelle con un possibile uso farmaceutico ma solo 270 hanno un potenziale terapeutico.

Fra queste sono poche le specie effettivamente indagate e riconosciute come attive e che sono entrate a far parte dei nutraceutici più usati e interessanti.

I funghi rientrano infatti nella medicina tradizionale orientale e proprio quelle di uso millenario sono fra le specie che sembrano confermare negli studi la loro effettiva funzione salutistica.

Non sorprende quindi che molte ricerche indaghino l’attività e il meccanismo terapeutico di shitake (Lentinula edodes), maitake (Grifola frondosa), reishi (Ganoderma lucidum) e del genere Agaricus (come Agaricus blazii).

Questi funghi hanno mostrato di poter essere utilizzati non solo per le loro proprietà nutritive – ricchezza di sali minerali, fibre, vitamine, basso contenuto di grassi, basso apporto calorico – ma anche per quelle legate ai loro costituenti attivi e ai loro fitocomplessi studiati contro il diabete, l’ipercolesterolemia, l’azione antivirale, chemiosensibilizzante, proapoptotica delle cellule tumorali, immunostimolante.

I funghi della medicina tradizionale cinese possono quindi essere utili nelle sindromi metaboliche, che come coadiuvanti nel trattamento delle neoplasie.

Lentinula edodes è la specie che è stata sottoposta al maggior numero di studi per il trattamento del cancro. I β-glucani di Lentinula edodes attivano il sistema immunitario e inibiscono la proliferazione delle cellule tumorali. I polisaccaridi derivati ​​dai funghi mostrano infatti una potente attività antitumorale contro diverse cellule metastatiche e hanno mostrato una migliore attività se usati in combinazione con la chemioterapia.

Alcuni acidi fenolici presenti come come l’acido transcinnamico, l’acido idrossibenzoico, l’acido protocatechuico e l’acido caffeico hanno proprietà antiossidanti, l’estratto secco ha mostrato attività ipocolesterolemizzante sia in presenza di colesterolemia normale che patologicamente aumentata. Questo effetto sembra attribuibile alla capacità del fungo di inibire la HMG-CoA reduttasi e modulare il profilo trascrizionale di alcuni geni coinvolti nel metabolismo del colesterolo.

Ganoderma lucidum, nei trattamenti oncologici integrati, è stato testato contro la sindrome da affaticamento rispetto al placebo. Il suo utilizzo è associato a un miglioramento di qualità di vita dei pazienti nei quali, in un trattamento di quattro settimane, ha ridotto lo stato depressivo, l’insonnia, stimolato l’appetito. Nei pazienti che ricevono contemporaneamente chemioterapia e immunoterapia reishi riduce le dimensioni dei tumori. Nei pazienti in trattamento per neoplasia polmonare avanzata G. lucidum ha portato a un miglioramento di tosse, sudorazione, debolezza con una significativa risposta da parte del sistema immunitario che si evidenzia con la maggiore attività del linfociti Natural Killer; nell’adenoma colon-rettale ha contribuito alla riduzione degli adenomi, così come ha inibito la transizione epiteliale-mesenchimale nel cancro al seno e la proliferazione dei tumori mammari con un’azione che sembra essere legata al fucosio. La sua attività è stata anche provata contro l’angiogenesi e la perdita dell’inibizione da contatto delle cellule tumorali. L’azione antiproliferativa sembra invece essere legata ad ergosterolo ed ergosterolo perossido che arrestano il ciclo cellulare in fase G1 e attivano le proteine proapoptotiche inibendo le vie antiapoptopiche.

Importante è la sua azione contro la resistenza multifarmaco.

Reishi interviene anche nel processo aterosclerotico prevenendo l’aggregazione piastrinica, influenzando la vasocostrizione inibendo gli enzimi di conversione dell’angiotensina e riducendo i livelli di lipoproteine circolanti.

Negli studi sui topi, l’estratto acquoso di Ganoderma lucidum ha abbassato i livelli sierici di glucosio mostrando la sua validità come antidiabetico.

Il fungo maitake, Grifola frondosa, ha una influenza sul sistema immunitario consentendo, in pazienti in trattamento per carcinoma mammario, di aumentare la produzione di TNF-α, IL-2 e IL-10, e ridurre la produzione di IFN-γ. I suoi polisaccaridi contribuiscono a regolare l’accumulo di specie reattive dell’ossigeno (ROS). I β-glucani determinano infatti una stimolazione immunitaria ma si distingue anche per l’effetto antiiperglicemico e per ridurre il colesterolo lipoproteico a bassa densità (LDL).

Agaricus blazeii è stato testato nei tumori uterini e ovarici per la sua attività contro l’affaticamento da cancro, ed ha consentito di ridurre gli effetti collaterali come l’alopecia, l’insatbilità emotiva e la debolezza. I β-glucani e i loro oligosaccaridi idrolizzati enzimaticamente da A. blazei hanno mostrato effetti antiiperglicemici, antiipertrigliceridemici, antiipercolesterolemici e antiarteriosclerotici e si è ipotizzato che il fungo abbia un effetto protettivo per le cellule pancreatiche deputate alla produzione di insulina.

In studi sul cancro prostatico, Agaricus ha inibito la proliferazione cellulare e ha indotto la perdita di lattato deidrogenasi in tre linee cellulari tumorali, aumentando le proteine proapoptotiche e sopprimendo la crescita tumorale.

È evidente che con le loro componenti attive che producono più di 126 effetti benefici per la salute ci sia uno stimolo continuo a capire come i funghi possano entrare di fatto in terapia. Poiché solo l’1% delle specie che possono essere usate in medicina sono effettivamente state testate, resta da comprendere quali possibilità ulteriori ci siano e come la combinazione dei diversi funghi possa avvantaggiare la terapia.

L’integrazione quindi con le specie fungine si avvale sia della componente in β -glucani che delle molecole che caratterizzano ogni specie come il contenuto di terpeni – modulatori del sistema immunitario -, le lectine – citotossiche, antiproliferative e antitumorali -, provitamina D2.

Poiché poi i funghi contengono diversi polisaccaridi, è necessario considerarne la dimensione, la struttura e il peso molecolare per conoscerne l’azione e non va trascurata la loro azione come prebiotici intestinali.

Riferimenti:

Panda, S.K.; Sahoo, G.; Swain, S.S.; Luyten, W. Anticancer Activities of Mushrooms: A Neglected Source for Drug Discovery. Pharmaceuticals 2022, 15, 176. https://doi.org/10.3390/ph15020176

Ishara, J., Buzera, A., Mushagalusa, G. N., Hammam, A. R. A., Munga, J., Karanja, P., & Kinyuru, J. (2022). Nutraceutical potential of mushroom bioactive metabolites and their food functionality. Journal of Food Biochemistry, 46, e14025. https://doi.org/10.1111/jfbc.14025

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