Integratori alimentari e farmaci. L’uso razionale ne garantisce la sicurezza

La terapia integrata fra farmaci e supplementi può migliorare le terapie.

Gli integratori alimentari mostrano alta sicurezza e tollerabilità che permettono l’uso anche senza la prescrizione medica. È però vero che alcune molecole presenti negli integratori alimentari possono interagire direttamente con i sistemi di detossificazione dell’organismo o con l’assorbimento intestinale di altre sostanze, interferendo quindi con le terapie farmacologiche concomitanti. La stessa biodisponibilità dei principi contenuti negli integratori risente delle condizioni di somministrazione, come l’assunzione contemporanea di cibi o di altre molecole che migliorano l’assorbimento.

Uno studio pubblicato su The Journal of Nutritional Biochemistry, riguardante l’attività delle molecole vegetali sul microbiota intestinale attraverso la revisione delle pubblicazioni in materia, ha evidenziato le possibili interazioni farmacocinetiche e farmacodinamiche che limitano l’uso dei composti fenolici o che invece mostrano azione sinergica con i trattamenti farmacologici.

Ne è risultato che la biodisponibilità del resveratrolo, ad esempio, non dipende solo dalla quantità ingerita ma anche dal momento della giornata nel quale viene assunto. La maggiore concentrazione ematica si ottiene dopo somministrazione al mattino, e ribosio e piperidina nel migliorano la biodisponibilità mentre un pasto ricco di grassi la riduce.

Le catechine presenti nel tè sono oggetto di numerose indagini per migliorarne la disponibilità dopo ingestione ma agire anche sulla loro stabilità. Ad esempio, il loro incapsulamento in nanoparticelle a base di proteine, carboidrati e lipidi ha migliorato la loro stabilità, il rilascio e la permeazione della membrana cellulare, con conseguente aumento della biodisponibilità. Anche preparare dei precursori dell’epigallocatechina gallato (EGCG), in modo da proteggere dalla degradazione ossidativa i gruppi idrossilici, ne ha aumentato la disponibilità ematica. Il precursore viene convertito poi in EGCG dagli enzimi cellulari. Le catechine poi sono risultate meglio assorbite se somministrate con altre molecole con effetto sinergico come l’acido ascorbico e il saccarosio (Cai, Z.-Y.; Li, X. et al -2018).

Sebbene per la maggior parte dei composti fenolici non sia stata definita una dose giornaliera limite per l’uomo, gli alimenti ricchi di tali composti come la curcuma, alcuni frutti di bosco, l’uva e il tè sono generalmente considerati sicuri sulla base dell’evidenza empirica del loro consumo regolare e di numerosi studi sugli animali che hanno rivelato i loro effetti benefici sulla salute.

Il contenuto medio di composti fenolici negli integratori in commercio non è stato associato ad affetti avversi e i limiti giornalieri indicati dalle agenzie di regolamentazione ne garantiscono la sicurezza d’uso e stabiliscono i criteri di utilizzo.

Ad esempio, è raccomandato di limitare i composti fenolici ad attività antinfiammatoria durante il terzo trimestre di gravidanza, ma anche l’uso contemporaneo di farmaci va sempre accompagnato dalle indicazioni del medico.

I composti fenolici posso infatti interferire con l’assorbimento e il metabolismo dei farmaci competendo per gli stessi trasportatori di membrana; la loro capacità di aumentare l’espressione di enzimi di Fase 1 e di Fase 2 può diminuire l’emivita dei farmaci co-somministrati e quindi interferire con l’efficacia e l’adeguatezza della terapia.

Le catechine del tè verde hanno mostrato in vitro di diminuire l’assorbimento degli antibiotici fluorochinolonici e gli antiretrovirali e perciò andrebbero evitate quando si è in trattamento con farmaci di queste famiglie.

In altri casi, come avviene per la quercitina nelle prove sull’animale, si può avere un aumentato assorbimento di farmaci usati nelle malattie cardiovascolari, come digossina, ranolazina, valsartan, verapamil, diltiazem o di pioglitazone usato nel trattamento del diabete, mentre riduce la biodisponibilità della simvastatina. In questi casi l’assunzione di integratori a base di quercitina deve essere concordata con il medico curante.

Ampliare la conoscenza sui meccanismi che in vivo coinvolgono le molecole usate negli integratori alimentari consente quindi di studiare terapie bilanciate che permettano di integrare sempre di più la supplementazione alimentare con la terapia farmacologica, mirando così ad ottenere miglioramento delle sintomatologie con una diminuzione degli effetti avversi.

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