Dimostrata per la prima volta l’azione positiva di Reishi sull’obesità

Il fungo Reishi (Ganoderma lucidum) è fra i più consumati a livello mondiale e fa parte dei rimedi della Medicina Tradizionale dei paesi orientali, soprattutto Cina e Giappone.

La sua composizione in polisaccaridi è la chiava per le attività farmacologiche che gli sono attribuite (immunomodulante, antiossidante, antinfiammatoria, antitumorale, antiobesità e antidiabetica) ed è anche alla base di uno studio sulla possibilità di regolare il microbioma e intervenire nel trattamento dell’obesità.

La sindrome metabolica, caratterizzata da obesità, innalzamento dei livelli glicemici, diabete di tipo 2, iperlipidemia e infiammazione cronica di basso grado è un’emergenza sanitaria che interessa i Paesi più ricchi e di cui si stanno accumulando le evidenze sui meccanismi di base. Fra le cause dell’obesità è ormai accertata l’influenza del microbioma intestinale.

Il microbioma dei pazienti obesi è infatti poco ricco di specie, mentre la presenza di batteri capaci di ledere l’integrità della barriera intestinale può portare all’infiammazione cronica.

Poiché Ganoderma lucidum si è dimostrato capace di aumentare la ricchezza in specie batteriche del microbioma e di fare, con il suo apporto di fibre, da substrato per il loro sviluppo, lo studio condotto nel College of Pharmaceutical Science di Hangzhou (Cina) ha avuto lo scopo di raccogliere i dati a supporto di un’efficacia dell’integrazione con il fungo sull’obesità e sui livelli di colesterolo.

Per farlo sono stati usati topi sottoposti a una dieta ricca di grassi per rilevare come l’assunzione di polisaccaridi da spore di Reishi incida sulla formazione dei depositi di grasso.

Dopo dodici settimane di dieta, i topi che assumevano un’integrazione con spore di Reishi avevano un accumulo di grasso corporeo inferiore rispetto ai topi che non lo hanno assunto, e un minore aumento di peso.

Il trattamento con Reishi ha ridotto il diametro delle cellule adipose, ma ha anche inibito l’accumulo di grasso a livello del fegato. La steatosi epatica è infatti una delle altre manifestazioni della sindrome metabolica ed è stata indotta nei topi alimentati con pasti ricchi di grassi.

Anche sul livello di lipidi ematici l’integrazione con Ganoderma lucidum si è mostrata efficace nell’abbassare il valore del colesterolo totale, ridurre il colesterolo LDL, mentre non ha variato i valori di colesterolo HDL.

Per poter comprendere come ciò sia legato all’interazione con il microbiota, è necessario conoscere come polisaccaridi e fibre agiscono a livello intestinale. Il microbiota dell’intestino dipende in gran parte dalle fibre alimentari e dai polisaccaridi come fonti di energia e, inoltre, i polisaccaridi alimentari possono avere un impatto importante sull’ecologia microbica intestinale e sulla salute dell’ospite.

I polisaccaridi principali di spore di Ganoderma lucidum sono glucosio, galattosio e mannosio. Ricco poi l’apporto in fibre che riduce l’assorbimento di nutrienti come i grassi. Sia i polisaccaridi che le fibre costituiscono dei prebiotici che permettono l’accrescimento della flora batterica intestinale. Una flora intestinale caratterizzate da diverse popolazioni è proprio di un equilibrio favorevole sia ai processi digestivi che di mantenimento della salute intestinale. In particolare, si fa riferimento al rapporto tra Firmicutes / Bacteroidetes, le specie maggiormente presenti e che rappresentano il 90% dei batteri intestinali. Quando questo rapporto è a favore dei Firmicutes, come avviene con una alimentazione ricca di grassi e povera di fibre, si sviluppano dei processi che favoriscono l’infiammazione cronica e la disbiosi.

Ganoderma lucidum favorisce lo sviluppo dei Bacteroidetes e l’arricchimento della flora batterica e ha particolare impatto nella crescita di Akkermansia, specie associata a una riduzione dell’obesità.

La flora batterica utilizza poi i polisaccaridi come fonte di energia, convertendoli in acidi grassi a catena corta, fra i quali di fondamentale importanza sono l’acido butirrico e acetico. Questi acidi grassi vengono poi assorbiti dall’epitelio intestinale e mantengono le funzioni dell’intestino, ma intervengono anche nei processi metabolici che regolano la glicemia, la glicogenesi e l’accumulo di grasso.

I polisaccaridi da Ganoderma lucidum hanno proprio la capacità di aumentare l’espressione di uno dei recettori intestinali degli acidi grassi a catena corta, che passano così alla circolazione sistemica svolgendo le loro funzioni anti obesità.

Importante è poi la funzione svolata dal microbiota intestinale sull’infiammazione cronica di basso grado. Questa risposta infiammatoria non è sostenuta da una causa esterna ma è dovuta alla produzione continua di mediatori dell’infiammazione legata a stili di vita non idonei, compresi quelli alimentari.

Nello studio in analisi, Ganoderma lucidum ha dimostrato di abbassare i livelli di TNF-α (fattore necrotico tumorale) e delle specie pro-infiammatorie IL-1β, IL-6 e MCP-1 attraverso un’azione probabile di inibizione della via di segnalazione TLR4/NF-κB. Ha anche ridotto l’infiltrazione dei macrofagi nel tessuto adiposo.

In fine, è da sottolineare anche la capacità dei polisaccaridi da Reishi di mantenere l’integrità della funzione di barriera dell’intestino. Le cellule dell’epitelio intestinale sono infatti caratterizzate da proteine che non permettono il passaggio fra cellula e cellula. Questo sistema può essere però alterato dai processi infiammatori e può favorire la penetrazione de sostanze tossiche nel circolo ematico, compreso il lipopolisaccaride di origine batterica che causa endotossinemia.

L’integrazione con il fungo ha ridotto nei topi il livello di lipopolisaccaridi prodotti e quindi la possibile infiammazione cronica a esso legata.

Tutti questi meccanismi dimostrano che, con la regolazione del microbioma intestinale con Reishi, non solo si può intervenire sulla sindrome metabolica ma anche sull’obesità, dimostrando per la prima volta che esso inibisce l’accumulo di grasso indotto dalla dieta sbilanciata, la steatosi epatica, l’aumento del peso corporeo, l’iperlipidemia e l’infiammazione.

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