
La Grifola frondosa, comunemente conosciuta come fungo maitake è una delle specie più consumate e apprezzate nella cultura orientale, non solo per le proprietà benefiche che le sono riconosciute ma anche per la consistenza e il sapore del fungo che ne fanno un alimento diffuso.
Maitake è infatti caratterizzato dalla forma a crisantemo, dalla struttura carnosa croccante e tenera, dall’aroma spiccato ed è anche ricco di oligoelementi, vitamine e fibre alimentari.
Ciò che però lo caratterizza nelle sue proprietà salutistiche sono i polisaccaridi che hanno dimostrato di avere azione immunomodulante, antitumorale e antiossidante ma ha anche azione contro l’eccesso di lipidi circolanti ed è utile nell’abbassare la glicemia nel diabete di tipo 2.
Una nuova review pubblicata su Trends in Food Science & Technology ha quindi raccolto tutte le informazioni finora esistenti sull’attività biologica del fungo, per fare da base agli sviluppi di ricerche future.
In primo luogo, è emerso come i diversi meccanismi utilizzati per ottenere gli estratti dal fungo possono influenzare la composizione e l’attività biologica. Appare chiaro infatti che non tutti i polisaccaridi presenti in Grifola frondosa agiscono con lo stesso meccanismo e con la stessa efficacia sui processi biologici.
Attenzione particolare va quindi posta alla qualità dei polisaccaridi che è possibile ottenere perché da questi dipende una maggiore efficacia biologica. Anche la coniugazione dei polisaccaridi e l’arricchimento delle preparazioni con elementi come selenio e ferro possono portate a prodotti più efficaci.
Fra gli intenti dei ricercatori che hanno presentato il lavoro di revisione anche quello di evidenziare le conoscenze attuali sull’azione biologica dei polisaccaridi fungini.
Non si conosce infatti ancora la relazione struttura-attività che possa chiarire come i polisaccaridi agiscano nel nostro organismo. Le prove in vitro e sull’animale hanno però evidenziato come maitake agisce almeno con quattro meccanismi sul tumore: inibisce la proliferazione delle cellule tumorali, causa l’induzione della morte delle cellule mutate, previene la metastasi, migliora la risposta immunitaria nei confronti del tumore.
L’azione di Grifola frondosa sul sistema immunitario è invece guidata dall’attivazione e sensibilizzazione dei macrofagi, dei linfociti T e NK. Si tratta quindi di un’azione immunomodulante.
Con la sua attività antiossidante maitake è interessante anche nella nutrizione contro l’invecchiamento cellulare e contro le patologie croniche legate allo stress ossidativo. Non meno importanti i risultati riguardanti l’azione ipoglicemizzante e di riduzione dei lipidi circolanti che ne fanno un nutraceutico utile per combattere la sindrome metabolica.
S’è scoperto che l’azione ipoglicemizzante è strettamente legata all’azione di selezione del microbiota intestinale operato dai polisaccaridi fungini. I polisaccaridi fanno infatti da substrato per la crescita e la proliferazione delle specie attive che si trovano nell’intestino, limitando invece la proliferazione di batteri produttori di tossine e causa di infiammazione. I polisaccaridi di Grifola frondosa aumentano significativamente le proporzioni di Allobaculum, Bacteroides e Bifidobacterium e diminuiscono le proporzioni di Acetatifactor, Alistipes, Flavonifractor, Paraprevotellae Oscillibacter.
Diversi studi sono stati poi condotti sulle azioni benefiche che maitake può avere come antibatterico e antivirale, per preservare l’integrità della pelle, come antinfiammatorio, per il benessere del fegato e dei reni, come antietà e nei deficit cognitivi e di memoria legati all’invecchiamento.
Tutti questi risultati accumulati fin dagli anni ’60, quando si iniziò a studiare maitake, dovranno servire per capire il meccanismo specifico dei polisaccaridi fungini e i metodi estrattivi che possano garantire un contenuto idoneo di polisaccaridi attivi. Ulteriori studi porteranno a una maggiore capacità di utilizzare maitake, il cui consumo non è accompagnato da effetti negativi, per migliorare e mantenere la condizione di benessere e agire anche nella prevenzione delle patologie infiammatorie più comuni.